Que c’est loin
où tu t’en vas,
Auras-tu jamais
le temps de revenir?
Franco Battiato, J’entends siffler le train
J’entend siffler le train.
Come la canzone cantanta Battiato e Giuni Russo – la struggenza, le lagrime, la folla degli arrivederci, e ‘sto treno del potevaessereinvececazzi che fischierà per sempre.
Ma pure come Belluca, quello della novella di Pirandello. Uno che in caso di strage familiare, all’edizione delle 18:30 di Studio Aperto i vicini di casa l’avrebbero indicato come uno che “Mah, guardi, un uomo a modino, salutava sempre” – ma poi a una certa sente un treno fischiare e sbrocca, perché il treno è solo nella sua testa e poco ci manca che caghi sulla scrivania dell’ Ufficio Personale.
Che è un po’ il sogno nel cassetto di noi gente moderna, col letto a soppalco unapiazzemmezza, quindi senza comodino e quindi senza cassetto e pure senza Ufficio Personale, chè mo’ si chiama HR perché in inglese suona meglio tutto ma gli HR son stronzi in tutte le lingue del mondo, come lo erano quelli dell’ Ufficio Personale del 1914.
Io, Pirandello, non ce l’ho mai fatta.
Anacoluto della vita, si perfeziona in un nevoso sant’ Ambrogio del 2016, in cui un ex fidanzato mi si presenta a casa con 880 grammi di “Pirandello – tutte le novelle”, edizione economicissima e prêt-à-porter quanto una carriola di scogli, e “Ila” – mi fa – “te l’ho riportato, l’ho trovato da me“. Ma non era mio, perché a me Gigi sta sul culo da sempre, personaggincercadautore a parte, e mi aspetto che uno con cui ho diviso la vita, la casa, le bollette, i conti dal kebabbaro, le cene coi di lui genitori e la libreria Billy questo lo sappia.
E invece no, che non lo sappia.
C’ho rosicato meno quando Umberto D. (come quello del film di De Sica, senza cane ma con preziosa stanza doppia uso singola a Piazza Bologna, Roma, Italia) m’ha detto “Amó, m’ hai lasciato a casa queste” – brandendo delle mutande taglia Catamarano che iddiosolosà di chicazzo fossero.
Ho lasciato il libro alla Biblioteca Libera dell’ Isola, a Milano al cambio di stagione, dopo 2 anni di occupazione abusiva della libreria e del mio ego. Con la sua brossura dozzinale, le 1100 pagine e le sottolineature di qualche shampista ventenne di Verderio Inferiore al primo tentativo di Istituzioni di Letteratura Italiana (6 CFU).
Chi scrive ‘sta roba?
Ciao, sono Ila
Rammendo buchi di sceneggiatura da oltre trent'anni