Desde Santurce a Bilbao,
vengo por toda la orilla
Somos ratas en Bizkaia
Eskorbuto, Ratas en Bizkaia
Dici “Bilbao” e pensi all’ impronunciabile lingua basca, l’euskara. Pensi alle scaglie del Museo Guggenheim che brillano al sole, pensi a Gehry e Foster, a Calatrava e Isozaki – si, son tutti qui, basta fare un giro e guardarsi intorno. Pensi alle camminate lungo il Nervión, che attraversa la citta per raggiungere il Golfo di Biscaglia. Pensi anche a tutti i soldi lasciati nel Casco Viejo a suon di Pintxos e La Salve a litri, tra i vicoli bagnati che intrecciano le Siete Calles.
Il canonico weekend-lungo nel capoluogo basco non ti dà il tempo necessario per riuscire ad apprezzarne a pieno anche il mare, poco fuori città. Ma grazie alla metro, in una quarantina di minuti e con meno di quattro euro a/r si puo’ raggiungere Algorta partendo dalla stazione centrale, Abando.

L’uscita dalla metro di Algorta non promette fuochi d’artificio – a parte l’archittetura tipica del fosterito (la cupola di cristallo che segna l’accesso a quasi tutte le fermate della linea metropolitana progettata da Norman Foster). Il parco giochi, qualche negozio attorno a una piazzetta anonima, i baretti con gli anziani al tavolino e qualche cartello che indica il Puerto Viejo.
Mentre cammini un po’ dubbioso circa il da farsi, una ripida discesa ti porta da una zona abbastanza anomina di palazzi moderni a un piccolo dedalo di stradine lastricate, in cui case bianchissime dalle finestre colorate tempestate di fiori ti accolgono nel vecchio borgo dei pescatori di Algorta. Vicoli talmente stretti che le auto non sono ammesse e nemmeno il frastuono delle vie del centro poco distanti. In giro pochissima gente, molti gatti, musica dai balconi.
In una piazza sovresposta dal sole si trova l’ Etxetxu, un porticato che in tempi altri ospitavale assemblee di pescatori e sardinere, ora luogo di ritrovo degli abitanti del luogo, mediamente anziani. Poco più in là si intravedono l’ Estuario di Bilbao e l’immensa Baia di El Abra. Attraverso una scalinata si scende sul litorale procedendo verso la spiaggia di Ereaga.
Per chi non ama i lidi e le spiagge con solo-posti-in-piedi, pare un paradiso. Cosi’ tanto spazio, nonostante la domenica d’estate, nulla a che fare con il sovrannumero litoraneo da parterre cui son abituata.
Scopirò solo qualche ora dopo, che a giudicare dalla quantità di “sabbia” rimasta attaccata alle chiusure magnetiche della mia borsa, magari un lieve tasso di inquinamento allontana dalla Playa de Ereaga gli autoctoni coscienziosi : comunque ad oggi non mi sembra di aver riscontrato sintomi da pneumoconiosi, ma vi tengo aggiornati.
Dopo la mattinata in panciolle a collezionare ustioni di secondo grado, si prosegue per Portugalete. La prima cosa su cui posare lo sguardo amorevole è il chioschetto delle birre, ma continuando il percorso in mappa si inizia a vedere il Molo di Arrluze e il piccolo faro della Casa de Náufragos, che sembra uno scarto di scenografia di Moonrise Kingdom, e che un tempo era la stazione di salvataggio per marinai insabbiati.
La strada verso il Bizkaiko Zubia (il ponte di Biscaglia) è ancora lunga – il tragittto da Algorta al ponte è di circa 4 km. Si procede a testa alta nei 38 gradi celsius, con la baia di Geixo a destra,la marea bassissima a scoprire il fondale roccioso, e le ville d’inizio secolo sull’altura della Atxekolandeta a sinistra. La vista non è molto diversa dall’immagine d’epoca che vedete. Solo più satura, e col prato in primo piano parzialmente sacrificato in nome del lungomare, mentre le ville ecliettiche e barocche della classe industriale basca del secolo scorso sono ancora li a dominare il golfo.
Per raggiungere il ponte – Zubia, in basco – c’è ancora da camminare, costeggiando spiagge e case frontemare, in un sole che davvero non lascia scampo a noi fototipi scarsi. E’ solo arrivando a Las Arenas che inizia a intravedersi la rossa struttura del Puente Colgante riflessa sul Nervión, a unire la strada che sto percorrendo alla riva opposta di Portugalete.
El Puente Colgante lo chiamano. anche se ‘ponte sospeso’ non è la definizione esatta. Si tratta infatti di un ponte trasportatore, costruito sul finire dell’ 800 da Alberto Palacio, architetto e ingegnere spagnolo alla corte di Gustave Eiffel. Fu il primo ponte di questo tipo a essere mai costruito, e nonostante venne parzialmente distrutto durante la Guerra Civile Spagnola, dopo la ricostruzione resta tra i pochi ancora in uso nel mondo.
Si attraversa il fiume sulla barquilla, una sorta di cabina basculante appesa tramite cavi di acciaio al passaggio sospeso, che è anche percorribile a piedi. Fino 6 auto e decine di persone per una traversata da un minuto e mezzo, che pare uno strano giro di giostra al costo che va dai 40 centesimi a un euro in base all’orario. Io ho fatto un paio di volte avanti-e-indietro prima di sentirmi una cretina agli occhi del manovratore e decidermi a fare un giro per le strade di Portugalete e poi tornarmente in città, riprendendo la metro dall’omonima stazione per tornare a tuffarmi in fiumi di La Salve.
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