San Marco è senz’ altro
anche il nome
di una pizzeria
Francesco Guccini, Venezia
“Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare“. Il mio deprimente Happy Spot. Decidere al volo cosa mettere nello zaino, andare sul sito di Trenitalia che due volte su tre mi butta fuori, andare su Hotels.com dove sempre sia lodata la ricerca per prezzo crescente.
Tornare per tornare, per l’odore di cane bagnato, per i gangsta-gabbiani, per le sarde in saòr a Sant’Elena, per i ricchi che spendono un culo di soldi per mezzora in gondola e non staccano mai gli occhi da facebook, per la ricerca della cicchetteria perfetta che sfocia in qualche posto dal nome banale & cardinale, tipo “La Serenissima 2” – esiste, c’ho cenato, una merda.
“Venezia è un imbroglio”: tornare anche per esorcizzare il ridicolo dell’ultima volta, in cui l’idea geniale del Primo Giorno di Carnevale in compagnia di un amicostronzo si è trasformata nell’incubo di trovarsi incastrata a Cannaregio in un gigaingorgo umano, tra migliaia di turisti mascherati e veneziani incazzati e caricati a spritz. Perdere il treno delle 20, col telefono quasi morto e l’amicostronzo ormai irreperibile causa rendez-vous certamente a scopo ludicosessuale con gnocca mestrina, cassiera al PAM di corso del Popolo, con unghie materiche, culo alto e occhiali ornamentali. Cercare un ultimo treno, un ultimo pullman – pure che tornasse a Milano via Pescara – e non trovarlo.
Ripiegare poi in una muffosa pensione-cesso davanti alla stazione di Mestre. Odore di prataioli e nebbia anche in camera, lenti a contatto ormai sciolte, rumore di treni merce a scandire ritmico una nottata di merda. La mattina dopo – le 5 di un mattino di gennaio a Mestre sono peggiori delle 5 di un mattino di gennaio ovunque, escludendo i territori bombardati e la tangenzialina di Busnago, MB – ripartire in un pullman mosso a propulsione di bile, l’amicostronzo ormai scomparso dai radar portando con se anche il mio cellulare aziendale, unico faro nella Baia dei Telefoni Scarichi.
“Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare, però non ti puoi risvegliare con l’ acqua alla gola,e un dolore a livello del mare“. Tutti, una volta nella vita, dovremmo poter scambiare almeno un amicostronzo con un Francesco Guccini.
Chi scrive ‘sta roba?
Ciao, sono Ila
Rammendo buchi di sceneggiatura da oltre trent'anni